L’attuale crisi del settore edile in Italia è, a detta di molti, destinato a durare ancora per anni. Questo problema è molto sentito da chi lavora nel settore, e si riflette a cascata su tutti coloro che hanno una casa, sia essa di proprietà o in affitto.
Io credo che per risolvere questa crisi sia necessario un radicale cambiamento di mentalità. Dobbiamo diventare più consapevoli rispetto allo sfruttamento del territorio, alle risorse energetiche rinnovabili, ai materiali da costruzione e al loro impatto ambientale.
Casa sana e bio: hai mai pensato quanto sia importante?
Tanti tra noi scelgono un’alimentazione naturale e bio, acquistano solo prodotti locali o a chilometro zero, limitano gli sprechi, si curano con metodi naturali ed evitano tutto ciò che è chimico o industriale: impariamo a ragionare in questo modo anche per quello che riguarda la nostra casa, l’habitat in cui noi, e le persone che amiamo, trascorriamo la maggior parte della giornata.
Che senso ha acquistare e consumare solo frutta e verdura bio se poi dormiamo in una camera da letto in cui si sono formate muffe e non facciamo nulla per migliorare la situazione? Oppure come mai non ci preoccupiamo della qualità dell’aria all’interno delle nostre case e delle emissioni di sostanze tossiche che provengono da alcuni pezzi di arredamento?
Prima di tutto dobbiamo capire che una casa sana ed ecologica è il primo passo per la salute globale dell’individuo e della famiglia.
Cosa significa costruire in bioedilizia?
Costruire in bioedilizia significa innanzitutto scegliere:
- un territorio salubre e sicuro su cui costruire;
- materiali ecocompatibili per la costruzione e l’arredamento;
- usare metodi costruttivi che abbiano il minor impatto ambientale;
- predisporre tutta la costruzione per il massimo risparmio energetico.
In diversi paesi europei sono già stati approvati sgravi fiscali per chi sceglie di costruire bio (per esempio in Belgio e in Olanda) e tanti paesi hanno una sensibilità altissima verso questi nuovi modi di costruire, in primis la Germania.
Dal mio punto di vista è anche facile capire perché, visto che circolano notizie come questa: «oltre il 40% dell’energia complessiva prodotta in Europa viene consumata dall’edilizia e quest’ultima utilizza una rilevante quantità di materie prime, attorno al 50%, prelevandole dalla natura»
(fonte: Dipartimento Ambiente della Comunità Europea).
I 7 pilastri della bioedilizia
Una costruzione che possa essere definita “bio” deve avere una serie di accorgimenti importanti che possono essere riassunti in 7 punti fondamentali:
- i materiali utilizzati saranno naturali, come il legno, il sughero, la paglia, le fibre di cotone il vetro cellulare;
- gli isolanti saranno ecologici, come i pannelli in fibra di legno;
- i serramenti saranno studiati per il maggior risparmio energetico e per l’isolamento termico e acustico;
- le vernici e le calci utilizzate saranno di origine naturale;
- la produzione di acqua calda dovrà avvenire grazie all’installazione di collettori solari, dotati di pompa di circolazione, e serbatoio integrato a circolazione naturale;
- tutto il consumo di acqua dovrà essere limitato e per il possibile autoprodotto grazie a: riduttori di flusso applicabili ai rubinetti, sistemi di raccolta e reimpiego delle acque piovane, impianti per la fito depurazione o per la sterilizzazione delle acque di scarico;
- l’energia elettrica dovrà arrivare da pannelli fotovoltaici o impianti eolici ove possibile.
L’applicazione di questi metodi nelle nuove costruzioni e, ancora meglio, nel recupero di edifici già esistenti, permetterà un incredibile miglioramento della qualità di vita delle persone e dell’ambiente, nonché un salto di consapevolezza importante per tutta la comunità.
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Luigi Foschi – Esperto CasaClima
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